gita

Sesklo e Dimini, due villaggi a pochi chilometri dalla citta' di Volos. Le testimonianze piu' antiche della presenza umana in queste zone risalgono sino al Paleolitico Superiore (40.000 anni fa), ma e' tra il V e il III millennio a.C. che la regione assume un ruolo determinante nello sviluppo della civilta' Neolitica di tutta l' area dell' Egeo e dei Balcani. E' infatti in questo periodo che la Tessaglia, abitata da una popolazione "pelasgica" di origine anatolica, diventa il crocevia, il punto di passaggio obbligato per le correnti culturali, dall' Asia Minore alla Grecia, dai Balcani verso il Mediterraneo,mappa dall' Europa centrale verso Cipro e il Medio Oriente e viceversa. Preparata forse dai prodromi della grande trasmigrazione indoeuropea del II millennio, si assiste lentamente alla comparsa di primi insediamenti stabili, protetti da diverse cinte di mura; le abitazioni si evolvono dalle semplici capanne di forma circolare, a forme rettangolari in muratura. Sesklo, Troia, Gerico,Sardegna (Su Romanzesu, anche se forse di eta' posteriore, con ampia documentazione sul WEB): in questi luoghi sono state rinvenute abitazioni simili, dette a megaron e lentamente il metallo (rame, poi bronzo) si afferma nella produzione di armi e attrezzi.nota
Sicuramente, allo sviluppo della regione nell' epoca Neolitica contribui' la posizione geografica di vicinanza all' Asia Minore e in particolare a Troia.
Nell' eta' Micenea (circa XIV sec. a.C.) Dimini era sede di un "regno" miceneo, e nelle immediate vicinanze si trovano le rovine della citta' di Iolkos, legata al mito di Giasone e del Vello d'oro, forse un ricordo, in epoca storica, dei rapporti commerciali che avevano unito la Tessaglia con il Mar Nero.


collina
Dimini: la collina con l' Acropoli.
Caratteristiche di tutte le regioni intorno al Mediterraneo Orientale, queste colline di rovine, (chiamate, a seconda dei posti tell, petromaghoula,tumba), offrono agli studiosi di oggi la possibilita' di abbracciare in un solo colpo d'occhio la successione delle diverse epoche storiche: i nuovi occupanti costruivano sulle macerie ( e i cocci) degli abitati precedenti.


Questa e' la pianta dell' Acropoli di Dimini: sono evidenziati tridimensionalmente solo il megaron principale (la costruzione piu'antica, 3000 a.C. circa) con accanto alla sinistra un' aggiunta posteriore,Dimini 3Dprobabilmente di epoca micenea,e quattro dei cinque cerchi di mura (periboloi). Tra un cerchio e l'altro di mura esistono resti di altri edifici. Si nota come una gran parte degli edifici abbia sfruttato le rovine di quelli precedenti come fondamento. La copertura del megaron e' rappresentata come un tetto a spioventi formato da rami e foglie, anche se non c'e' in effetti nessuna prova diretta di tale struttura. Prove invece ci sarebbero dell' esistenza di camini in corrispondenza dei focolari. In alto a sinistra nella pianta si trova una tholos di epoca micenea, oggi a cielo aperto per il crollo della parte superiore della copertura (vedi fotografia piu' sotto) all' interno della tholos una sepoltura con diverse suppellettili ora conservate al Museo Archeologico di Volos. E' oggetto di discussione tra gli studiosi l' altezza delle mura, e l' argomento e' direttamente collegato al reale impiego del villaggio nel corso delle varie epoche : da abitazione stagionale per cacciatori e pescatori ( nel III millennio a.C. il mare distava solo qualche centinaio di metri dal posto, mentre ora si trova a circa 5 Km ), sino a una destinazione esclusivamente militare nell' epoca micenea. Si nota come le porte del villaggio (inizialmente 4 in corrispondenza approssimativamente dei punti cardinali, si siano poi ridotte nei successivi insediamenti a due (a nord e a sud).

 I megara di Dimini
Vista verso nord del megaron principale (sotto) con al centro il focolare, e accanto la stanza piu' piccola di costruzione posteriore.
megaron
La tholos micenea.
All'interno su di un lato, attaccata alla parete, una sepoltura, probabilmente regale, con suppellettili. Come fattomi notare dal Dr. Yannis, uno studioso della materia, che mi accompagnava nella visita, proprio al centro della tholos si nota un curioso e intenso fenomeno di riverbero acustico, non si sa se voluto o casuale. Puo' essere che gia' in epoca micenea i Greci avessero fatto "studi" sulla diffusione del suono? La cosa trovera' applicazioni meravigliose in epoca classica nella costruzione dei teatri.
tholos
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Nella stesura di questa pagina mi sono servito di argomenti e altro materiale tratto dal libro di P.Demargne ( 2000) Naissance de l'art grec /1964.

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nota: Sesklo e Dimini appartengono in effetti a due realta' diverse: piu' antica la cultura di Sesklo (5300-4400 a.C.) sembra sia stata distrutta proprio dalla cultura di Dimini (4300-3800 a.C.), proveniente dall' Anatolia (Hacilar). Tuttavia ambo le culture trovarono una prosecuzione ad occidente prima nei Balcani e poi nell' Italia del sud (Serra d' Alto) e nel Mediterraneo Occidentale.


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Giasone: 
 Giasone era il figlio del re di Iolco Esone. Lo zio di Giasone Pelia aveva usurpato il trono con la scusa della minore eta' di Giasone, Divenuto adulto, a Giasone che era tornato a Iolco per ottenere il trono, Pelia impose come condizione che gli venisse portato il Vello d'oro, la pelliccia di un ariete consacrata al Dio Ares e affidata al re Eeta della Colchide sul Mar Nero orientale (odierna Georgia). (Per inciso sembra che l'uso di raccogliere la polvere d'oro dai fiumi con l'aiuto di pelli di animali sia ancora in uso in quella regione). Cosi' Giasone a bordo della nave Argo e con i suoi compagni (gli Argonauti) giunse nella Colchide e, anche con la collaborazione della figlia di Eeta, Medea, riusci' a rubare il Vello. Ma tornato in patria con Medea ora sua compagna, Pelia ancora si rifiutava di cedere il potere. Medea uccise Pelia ma i due dovettero fuggire a Corinto dove pero' Giasone ripudio' Medea per un altra donna. Medea si vendico' uccidendo la donna e i due figli che aveva avuto da Giasone. Questi si impicco' ad una trave della sua nave. Medea fugge poi sul carro del Sole alla corte del re ateniese Egeo. Questo il dramma raccontato da Euripide nella sua tragedia "Medea", ma il mito venne ripreso da molti altri autori greci, latini e anche moderni.

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