Notabili,nobili e pirati...
Testa di Guerriero  Si discute da tempo sulla capigliatura della testa rappresentata  in uno dei simboli del disco di Festo,. (Penso personalmente che il segno rappresesenti semplicemente un soldato o, comunque, un uomo impegnato in una attività guerresca). Si potrebbe collegare il personaggio anche al Popolo degli Ahhijawa ossia gli Achei dell'Egeo sud-orientale. In questo caso, dato che la lingua del Disco di Festo non sembra essere greco, si porrebbero domande sui rapporti tra chi ha composto il testo e gli Ahhijawa. LENTE
  E' una utility che mi è sta "passata" alla fine degli anni '90 dalla Signora Dorisanne (Mimsi) Eisele: può essere scaricata da tutti e copiata in qualsiasi cartella (tasto destro del mouse e "salva come oggetto.."). Creare poi un Collegamento sul Desktop a questo file e fare doppio-clic sul collegamento per avere nella Barra di Notifica in basso a destra l'immagine della lente (ingrandimento x2.5). Basta cliccarci sopra per avere a disposizione questo comodo strumento. Copyright by Harri Pyy.
 
 ..e si sono trovate somiglianze con le capigliature dei cosidetti "Popoli del Mare", così come vengono rappresentate nei disegni di Medinet Habu (Luxor). Si sono collegati questi a vari popoli che avrebbero composto queste bande di pirati, che nel XII secolo a.C. misero a sacco tutto il Mediterraneo Orientale, da Troia all'Egitto e forse anche la Grecia, provocando cosi' la fine di molte civilta', come quella degli Ittiti.
Medinet Habu
..ma non portano la stessa acconciatura i "notabili" raffigurati sulle barche negli affreschi di Thera?
Passeggeri a bordo festoni a bordo Nocchiero
soldati
In un' altra parte dell' affresco, dei soldati, all' interno della citta', sembrano avere la stessa acconciatura di capelli.
Una visione piu' completa dell' affresco della Flotta da Tera, Akrotiri on Thera, molto interessante anche per diversi altri particolari della vita delle isole dell' Egeo nel XVII sec. a.C. e' disponibile presso il Sito della University of Oklahoma. 
Affascinante l'ipotesi che l'immagine sia la rappresentazione di un episodio della guerra di Troia (nel XVII sec a.C...!), o forse, piuttosto, di un "progetto" di invasione. Questo oltre l' interpretazione piu' immediata dell' affresco come una rappresentazione della capitale dell' isola di Tera prima della sua distruzione per l'eruzione del vulcano nel 1628 a.C. (cosa molto probabile vista la bellezza degli affreschi rinvenuti nelle case superstiti). Daltrocanto oggi l'isola non ha fiumi come appare nell'affresco. Erano questi abitanti già di stirpe greca o ancora minoici? Il rinvenimento di frammenti di tavolette con scrittura in Lineare A proverebbe la loro appartenenza alla cultura minoica ma non è una certezza dato che noi nulla sappiamo di come e quando i Greci abbiano incominciato ad adoperare carattere minoici per scrivere in "greco". La città di Akrotiri, scoperta in molte sue parti intatta sotto le ceneri dell'eruzione, mostra, comunque, nell'impianto urbanistico, nella costruzione delle case e nel loro arredamento un discreto sviluppo. Recentemente il Geologo Dr. Floyd McCoy dell'Università delle Hawaii ha proposto di collegare la distruzione di Thera con un maremoto/tsunami che avrebbe portato alla fine del periodo dei Primi Palazzi a Creta.
Chi sono gli uomini raffigurati nelle barche? Minoici, Ambasciatori stranieri, commercianti..? In ogni caso, in un particolare dello stesso affresco, nell' immagine in alto a destra, dove vengono rappresentati dei rematori, la foggia della capigliatura sembra uguale, con in piu' la aggiunta di un "codino", cosa che molto si addice ad uomini di mare, e in piu sembra escludere la possibilita' che, per lo meno in questo caso, si trattasse di un' immagine, anche molto sintetica, di un "elmo". Altra domanda e' quella se tutti gli uomini che appaiono nell' affresco con questo taglio di capelli appartengano allo stesso gruppo (etnico..?). Cronologicamente esiste un divario di almeno quattro secoli tra le due situazioni storiche: Tera, isola delle Cicladi, venne sconvolta da un' eruzione vulcanica intorno al XVII secolo avanti Cristo (1625 a.C.? vedi nota) mentre le invasioni dei Popoli del Mare avvennero intorno al XII secolo e il Disco di Festo non ha per il momento una datazione, pero' si puo' pensare che, essendo quella foggia di capigliatura un' indicazione etnica o anche di stato sociale, non sia stata soggetta in quel lasso di tempo a cambiamenti.Tutto questo, naturalmente, se la cosa ha un significato..
Del resto, leggendo Tucidide nella sua Storia sembra di capire come, ancora mille anni piu' tardi, la pirateria fosse una "risorsa" a cui, specialmente le isole nel Mar Egeo, erano pronte a ricorrere appena se ne presentasse la necessita' o l'opportunita'.
Citando dal libro di L. Godart (vedi capitolo "Il Disco di Festo" in queste pagine), la descrizione che gli Egiziani fanno di queste bande di pirati da' un quadro molto differenziato: si parla di "peleset" (palestini, filistei.., che, dopo essere stati sconfitti da Ramesse III, si stabilirono in Palestina nel 1175 a.C., sopraffacendo la precedente civilta' canaanita nota2), di "tjekker" (teucri, troiani..?) e anche di "denyen" (danuna, popolazione che abitava i territori vicino alla citta' ittita di Adaniya, ma il nome e' anche simile a Danai, un' altro appellativo dei Greci in Omero e nella Mitologia). 
Infine da ricordare, sempre e non solo in questo contesto, gli Ahhiyawa (=Achei: cosi' erano chiamate le popolazioni di lingua greca dagli Ittiti e dagli Egizi), ad ovest delle coste dell' Asia Minore (escludendo quindi la Grecia continentale). Con questo Stato (se di uno stato si trattava) di cultura "greca", nel senso più generale del termine, gli Ittiti intrattenevano relazioni, divenute (secondo testi ufficiali ittiti recentemente scoperti e gli scavi sul campo dell' archeologo tedesco W-D. Niemeier) nel XIII secolo sempre meno amichevoli, probabilmente per il suo supporto ai rapimenti di manodopera asiatica da parte dei Micenei (anche se forse non direttamente), e al tentativo degli Achei di consolidare il possesso della colonia di Mileto, citta' minoica fino al XV secolo poi conquistata da greci forse provenienti da Creta. Questo porto era uno scalo obbligato per gli scambi con l' entroterra anatolico e per le rotte commerciali con l'Egitto e la costa siro-palestinese (il rinvenimento ad Ulu Burun e a Capo Gelidonya vicino alla costa turca di due relitti di navi con mercanzie orientali e cipriote confermano la preferenza dei marinai dell'epoca per questa rotta tra l'Oriente e l'Egeo essendo la via di terra molto più difficoltosa). Questa conquista riuscira' due secoli piu' tardi, intorno al 1000 a.C., con la fondazione delle colonie ioniche in Asia Minore.Il Medio Oriente nel XIII sec.a.C. Le ricerche di Niemeier porterebbero alla conclusione che Mileto venne "bruciata" (traduco dall'inglese) dal re ittita Mursili II intorno al 1300 a.C. e, solo piu' tardi, definitivamente distrutta dai Popoli del Mare, ma di questa successione di eventi, al momento, non ho molti riscontri: gli Achei (Ahhijawa) avrebbero dunque perso Mileto gia' nel 1300 a.C. Gli Ittiti avrebbero cosi' ripreso il controllo sulla citta' per poi riperderlo alla fine del XIII sec. nel caos generale causato dalle invasioni dei Popoli del Mare (fine dell'impero ittita, forse intorno al 1175 a.C.). Un impero neo-ittita continuò a esistere fino al VII sec. a.C. nel sud-est dell' Anatolia con una forte componente greca. (Vedi più avanti il link allo studio sul Regno di Que).
Comunque si puo' affermare che esistono dei ragionevoli dubbi che anche gruppi di origine egea abbiano partecipato a queste scorrerie, alleandosi a popolazioni provenienti da Oriente. E' una domanda spontanea ora se la stessa "guerra di Troia" non sia stata una delle scorrerie dei Popoli del Mare a cui avrebbero prevalentemente partecipato "Achei", forse in un tentativo di rivalsa per la perdita di Mileto. L'abbandono dei Micenei del Mediterraneo orientale potrebbe essere stato anche causato da una specie di embargo (blocco commerciale) imposto contro di loro in una lettera del 1220 a.C. dal re ittita Tudhalia IV (figlio di quel Hattusili che si era lamentato con il "Re degli Achei" per le incursioni) al suocero Sausgamuwa, re di Amurru, sulla costa del Libano. Cio' spiegherebbe anche in parte il crollo dell' economia micenea. Da questi scambi di lettere conservati negli archivi ittiti sembrerebbe che dietro le orde di pirati si celasse una ben precisa entità politica e probabilmente non era quella achea, ma forse qualche Stato sulla costa anatolica: questo spiegherebbe l'abbigliamento ricercato e le navi addobbate dell'affresco di Tera che mal si conciliano con gruppi di sbandati.
La ceramica della Mileto dell' XI e X sec.a.C. mostra forti legami con Atene (Niemeier) e questo confermerebbe la tradizione classica di una nuova fondazione di Mileto da parte di Neleo, figlio di Codro re di Atene. Diverse pagine sul WEB sotto le voci "niemeier" e "miletus" approfondiscono l'argomento.
In un recente studio Stephen Durnford esaminando in dettaglio il periodo dal XII al IX sec e oltre per l' Asia Minore nei rapporti tra Ittiti e Achei fa notare la probabile origine del nome dell' isola di Chio proprio da Ahhijawa.
  Un documento molto interessante riguardante la presenza minoica e micenea in Asia Minore è apparso recentemente (Estate 2010) a cura degli studiosi A.M.Jasink e M.Marino. Nel Documento The West-Anatolian origins of the Que kingdom Dynasty disponibile e scaricabile in formato .pdf, appoggiandosi a epigrafi bilingui hittito-fenice e ad autori classici come Pausania, tra l'altro, anche se con molti "forse" da un punto di vista linguistico (interessante comunque l'origine dei nomi "Egeo" e "acheo" dalla radice indoeuropea aqwa = lat. aqua e sanscr. apa -> acqua), verrebbe chiarita la differenziazione tra "Achei", "Elleni" e "Ioni", facendo risalire al XII sec a.C. la presenza di Achei nella Turchia sud -occidentale e le isole dell' Egeo prospicienti la costa. Il Documento ha molti interessanti riferimenti anche se, purtroppo, ad una prima lettura, risulta molto "intricato" da seguire.
  Un nuovo studio del Prof. Jeff Emanuel dell' Univ. di Harvard contribuisce penso a chiarire in parte gli avvenimenti nel Mediterraneo Orientale dopo l'invasione dei Popoli del Mare:  King Taita ... or Neo-Hittite Kingdom. Purtroppo per accedere o scaricare il documento bisogna essere iscritti ad Academia.edu anche se la cosa può essere risolta facilmente con una iscrizione tramite Facebook.
 Su un frammento di ceramica rinvenuto a Tell Taiynat appare in forma molto stilizzata uno di quei famosi "elmi piumati" già ricorrenti nelle sculture dei Popoli del Mare di Medinet Habu e forse dell' affresco di Akrotiri (dove però sembra si tratti di capelli). Il disegno è opera dell' Autore dello Studio Jeff Emanuel. Si può essere così sicuri che una delle componenti delle Popolazioni mediorientali fosse rappresentata Elmo dei Pirati su coccio dai "pirati" insediatisi dopo l' XI secolo a.C. Sicuramente non l'unica in quanto un elemento ittita (o meglio neo-ittita) cercava più a nord di continuare tradizioni culturali e dinastiche di Hattusa, afferma Jeff Emanuel. Nella Valle dell'Amuq (Antiochia) il territorio era conosciuto con il nome di "Palistin" / "Walistin" con capitale situata a Tell Tayinat, coincidendo approssimativamente con quella che era stata la provincia ittita di Aleppo. Il nome del primo capo di Palistin/Walistin è stato Taita come riportato da iscrizioni in luvio-geroglifico rinvenute a nord della regione mentre altre iscrizioni rinvenute a Tayinat e Arsuz non fanno cenno di questo Taita e menzionano un re Qalparunda citato in fonti assire. Secondo l' Autore dello Studio questo re Taita cercò di continuare la stirpe reale ittita anche con la ricostruzione di un Tempio al Dio della Tempesta. Sembra che l' "invasione" e successivo "insediamento" dei pirati, in seguito sconfitti sul terreno da Ramesse III, sia stata di breve durata sufficiente tuttavia a dare il nome alla regione (Palestina). Intorno al X secolo sorsero diversi piccoli Stati siro-palestinesi che avevano una vivace attività commerciale sia tra di loro sia con Cipro. A questi scambi sarebbero da attribuirsi i numerosi rinvenimenti di ceramica "egea" che veniva anche prodotta in loco ma in ogni caso non aveva più nessuna relazione con la prima ondata di popolazioni facenti parte dei Popoli del Mare. Fin qui lo Studio di Emanuel Jeff che fa inoltre un parallelo con la situazione della Cilicia un tempo chiamata Hiyawa (Que per gli Assiri) per la temporanea immigrazione di stirpi Achee durante il crollo dell' Impero Ittita e così definita anche quando secoli più tardi l' elemento greco era stato ormai assorbito. Aggiungo che mi sembra strano come un re acheo Menelao tornando con Elena a Sparta abbia potuto adoperare della ceramica così rozza (protogeometrico,comunque). Lo stesso studioso in un suo recente lavoro riafferma a questo punto delle ricerche l' "impossibilità" di identificare i Palestinesi come appartenenti semplicemente ai "Popoli del Mare" e di origine egea.
-----o-----
   Guardando "in prospettiva" gli avvenimenti che si sono succeduti nel Mediterraneo orientale tra la seconda metà del XIV e la fine del XII secolo a.C. (per quanto è possibile riunendo le diverse fonti storiche, poetiche e narrative) si potrebbe pensare che i Greci del continente, ostacolati nel commercio e privati della colonia/porto franco di Mileto, abbiano pianificato e portato a termine il crollo dell'Impero ittita insieme ad altre bande di "pirati", non fermandosi dopo la distruzione di Troia ma proseguendo verso Est, verso Hattusa la capitale, l'ondata di saccheggi e distruzioni [ma alcuni studiosi fanno i Frigi responsabili: cerca Wikipedia sotto Frigi], dirigendosi poi verso l'Egitto e le coste del Levante e finendo per divenire essi stessi vittime di rivolgimenti etnici, politici e sociali. La durata dei tempi, esageratamente lunga, dell'azione storica complessiva dei poemi omerici (10 anni per la conquista di Troia e altri 10 per il ritorno a casa di Ulisse) sarebbe un' involontaria traccia del reale svolgimento dei fatti: i versi del III Libro dell'Odissea (Od. III, 299 e segg.) in cui, descrivendo l'arrivo dei Greci sulle coste egiziane, si dice che gli Egizi parlavano una lingua strana, etc., trattandoli come un popolo "sconosciuto", sono al limite dell'ingenuità! In realtà i Micenei erano conosciuti in Egitto già da almeno 3 secoli. Lo stesso Ulisse, nel finto racconto delle sue avventure al porcaro Eumeo, racconta come abbia fatto il pirata nel Delta del Nilo dopo la guerra di Troia. Impossibile che dei navigatori "esperti" come i Greci ignorassero quelle coste!  Omero poi, apparentemente, ignora anche l'esistenza dell'Impero Ittita: in effetti, se i poemi omerici vennero "composti" tra il IX e l' VIII secolo a.C., a quell'epoca l'Impero era già dissolto da tempo e, addirittura, i suoi resti si erano uniti alle stirpi greche che stavano penetrando in Asia Minore costituendo una civiltà neo-ittita che però non aveva nulla a che vedere con la città di Hattusa oramai distrutta. Tuttavia, visto che nei Poemi si parlava di fatti avvenuti nel XII secolo a.C., "eliminare" questa componente dalla scena storica è uno degli interrogativi che si pongono sulle effettive conoscenze storiche e forse geografiche di Omero: ad una prima riflessione sembra che le conoscenze geografiche fossero quelle di un marinaio..
..............Aggiungerò (col tempo) riferimenti diretti sul WEB, con traduzioni, dei vari carteggi diplomatici dove disponibili: gli ittiti conservavano copie dei messaggi inviati dalla cancelleria imperiale.

push  Una Gita a Dimini   Un villaggio greco in una rientranza della costa egea sviluppatosi dal IV al I millennio a.C. che mostra come la paura di aggressioni e razzie condizionasse la costruzione di insediamenti umani.

-----o-----

L' Egitto.
Diverse circostanze fanno pensare ad un rapporto diretto e preferenziale (perlomeno da parte greca) tra l' Egitto e la Grecia. Prima di tutto la presenza di oggetti provenienti dall' Egitto (statuine, amuleti, scarabei..) in Grecia. Poi le testimonianze di affreschi egizi con rappresentazioni di tributari, prima minoici poi micenei. E ancora: un rapporto di viaggio di una rappresentanza egizia (non si sa se commerciale o diplomatica) a Kom el-Hetan (Tebe) sotto il faraone Tuthmosis III intorno al 1440 a.C. in cui si nominano diverse localita' del Peloponneso. Infine e' molto probabile che artisti micenei abbiano lavorato nella citta' di Akhetaton (El Amarna), l'effimera capitale dell'Egitto di Akhenaton. Stranamente il nome "Egizio" con cui un uomo di Itaca viene chiamato in una tavoletta e' gia greco-classico e non come sarebbe logico pensare quello giusto di Misri come ancor oggi si chiamano gli egiziani.Correzione: dal Glossario del -MANUALE DI EPIGRAFIA MICENEA- di Maurizio del Freo e Massimo Perna (Ed. libreriauniversitaria.it) apprendo che esistevano ambo gli aggettivi: "a3-ku-pi-ti-jo" così come "mi-sa-ra-jo" (misraios = egiziano) di diretta origine semitica !
astromeditions
push Una Dea nella Grecia..
push Come hanno potuto i Leoni..?
push La Scrittura dei Micenei
push Ritorna alla pagina iniziale
 
 
Tucidide 

 
1.5.1]"..Perche' in tempi piu' antichi gli Elleni e i barbari, sia sulla costa che nelle isole, quando le comunicazioni per mare divennero piu' abituali, erano tentati a divenire dei pirati, sotto la guida degli uomini piu' abili; sia per assecondare la propria cupidigia sia per soddisfare le loro necessita'. Si gettavano su citta' non protette da mura, che consistevano per lo piu' di semplici agglomerati di villaggi, e le saccheggiavano; in effetti cio' divenne lo scopo principale della loro esistenza, non considerando ancora una tale impresa una disgrazia, ma piuttosto una sorta di merito."
Queste e altre giuste affermazioni e date, anche di altri scrittori dell' antica Grecia (cf. Platone) porrebbe tra l'altro il problema su quale background di conoscenze essi si basassero. Probabilmente i poemi omerici sono "una" delle espressioni poetiche di un insieme disordinato (e partigiano) di conoscenze geografiche, religiose, sociali, mitologiche, tecniche e anche psicoanalitiche che per secoli i Greci hanno portato con se come argomento di discussioni di gente colta o semplici cittadini: oggi si definirebbe questa una "cultura collettiva", anche se io preferisco chiamarla piu' semplicemente "tradizione".

nota
E' una data aquisita recentemente con la dendrocronologia. Per maggiori particolari si puo' visitare il Sito di P.Kuniholm della Cornell University Thera. Per avere un' idea generale del metodo applicato, si legga la pagina principale all' indirizzo Dendrochronology

nota2
E' interessante notare che nelle citta' di Ashdod, Ashkalon, Ekron, Gaza e Gath (la cosidetta Pentapoli Filistea) dove si insediarono i Palestinesi gli strati successivi all' invasione sono ricchi di resti di ceramica micenea del periodo IIIC prodotta sul posto. Erano forse i Palestinesi la componente egea delle bande di pirati citati dalle fonti ittite e egizie ? Altri studiosi pensano ad un ruolo importante di popolazioni provenienti da Cipro, che all'apice della civiltà micenea era stata fornitrice di rame e stagno oltre che uno scalo sulla rotta dalla Grecia al Levante, ma, a parte ritrovamenti di vasellame TE IIIC1 (e di coarse ware, già menzionata nell' Introduzione. cf.Studio di T.Dothan/A.Zuckerman sulla Ceramica micenea da Tel Miqne/Ekron e Ashdod, 2004) e a mobilio che potrebbe ricordare quello omerico, al momento non ho maggiori informazioni. Il recente ritrovamento (Luglio 2011) nel sito archeologico filisteo di Gath/Tell es-Safi di un altare provvisto di due "corna" potrebbe portare a riconsiderare la problematica di questa simbologia minoico/micenea oltre a confermare l'origine egea dei Filistei. Vedi articolo sul rinvenimento e gli scavi Stone altar. Un altare simile nella struttura ma di dimensioni maggiori è stato rinvenuto a Cipro. Per vederne una fotografia grande andare alla Pagina di Wikipedia The Prehistory of Cyprus. Il periodo storico dovrebbe essere antecedente (Tardo Bronzo) quello dell'altare di Tell es-Safi (Età del Ferro). Nella foto accanto l'Altare di Cipro (Pigadhes). Immagine rielaborata da Wikipedia. Apparentemente quindi i reperti suggerirebbero per questo simbolo un "cammino" Anatolia-Creta-Cipro-Medioriente. Un altare con 4 corna ("l'altare con le 4 corna") sporgenti verso l'esterno viene citato anche nella Bibbia (Ezechiele,43,15). La "riscoperta" di un presunto altare con le corna in Spagna nella località de La Mancha risalente alla prima metà del 2° millennio a.C. sembrerebbe contrastare questa genesi del "monumento"...di più dalle indagini in corso!...

L'Altare di Cipro
Bibliografia: P.W.Haider -Die Peloponnes in aegyptischen Quellen- in Forum Archaeologiae 8/IX/1998.
L.Godart "Il Disco di Festo: l'enigma di una scrittura" da cui proviene anche la riproduzione del bassorilievo di Luxor.